Apparso su il Manifesto il 13 ottobre 2011
APERTURA di Daniele Salvini - NEW YORK
OCCUPY WALL STREET - I media siamo noi. Con internet e video, un esempio di citizen journalism.
A Liberty Park funziona così.
Come cresce e si organizza il movimento. Tutto è iniziato dall'appello della rivista «Adbusters». Poi la protesta davanti alla Borsa di New York, la repressione della polizia, l'occupazione del parco Le assemblee sono orizzontali, autonome e senza leader, basate sul consenso.
All'origine di tutto la proposta della rivista canadese Adbusters che auspicava la nascita di una protesta popolare che si opponesse allo status quo: le lobby economiche che dettano legge alla politica. Da qui è germogliato e sta crescendo Occupy Wall Street, il movimento che dal 17 settembre ha pacificamente occupato la borsa di New York e che unisce nell'azione le diverse voci dissidenti senza avere un leader ma solo portavoce. Hanno raccolto l'eredità di Woody Guthrie, dei Wobblies, i sindacalisti anarchici d'inizio secolo scorso, del movimento non violento di Martin Luther King e di quello chic di Harvey Milk a San Francisco. Accampati nel Financial District, a due passi dallo stock exchange, leggono la Repubblica di Platone e Capitalismo e schizofrenia di Deleuze e Guattari, durante il giorno cantano e ballano.
Il mezzo e il messaggio
Usano i nuovi strumenti per comunicare e organizzarsi - Livestream, Facebook, Youtube - ma il social network preferito è
Twitter, dove sia Naomi Klein che Michael Moore stanno facendo da cassa di risonanza. L'hashtag di partenza era
#takewallstreet
che si è poi trasformato in #occupywallstreet
. E via via che la protesta si espande - in questo
momento sono 72 le città negli Stati uniti interessate - compaiono i nuovi hashtag: #occupywashington
,
#occupychicago
, fino all'hashtag collettivo #occupytogether
. Esiste anche un Tweet che si riferisce delle condizioni
climatiche a New York per informare gli occupanti delle previsioni del tempo. Gli indignati anti Wall street danno
molta importanza alla confezione del messaggio, la comunicazione è assai curata: esiste una infoline dedicata ai
rapporti con la stampa, la qualità video delle riprese è spesso a livello professionale, i montaggi sono realizzati
nella piazza. Una telecamera collegata a un computer portatile lancia in rete un
segnale video in diretta, che permette a chi è lontano di essere aggiornato in
tempo reale sugli avvenimenti. Siamo davanti a un esperimento riuscito di citizen journalism. «Abbiamo 40mila persone
collegate che seguono la diretta video e 5000 followers in tweeter - dice Brad dal media center montato al centro della
piazza alberata e all'occorrenza protetto dalla pioggia con ombrelli. A quanto pare noi stiamo raccontando gli eventi
meglio dei mainstream media».
Alcune regole
Il movimento si è dato poche ma fondamentali norme. I manifestanti non nascondono mai il volto alle telecamere, dichiarando che il loro obiettivo è fare arrivare il messaggio. Quando qualcuno viene arrestato grida forte il proprio nome mentre viene portato via in modo che il gruppo di supporto legale possa occuparsi del suo rilascio. Altra regola importante: le assemblee sono orizzontali, autonome e senza leader, basate sul metodo del consenso. Come per il funzionamento decentralizzato di Internet: consenso generico e codice funzionante, con un occhio alle modalità delle proteste che avvengono nel resto del mondo. Ogni giorno prima dell'assemblea generale vengono spiegati i gesti da utilizzare per comunicare: mani alzate che si muovono per esprimere consenso, braccia alzate incrociate per esprimere disaccordo. Sono i segnali che chiudono, accettando o rifiutandolo, ogni intervento. Una decisione viene presa solo quando c'è il consenso unanime.
Le loro richieste
Gli occupanti di Liberty plaza, così hanno ribattezzato il loro presidio, sono contro la corruzione che Wall Street rappresenta. Vogliono che la speculazione torni a essere un crimine, che le ricchezze del pianeta siano distribuite in maniera equa, non accettano il mondo imposto dalle banche, dai politici e dalla polizia. Chiedono una democrazia con tolleranza zero nei confronti della corruzione. «Hanno preso le nostre case attraverso un processo di preclusione illegale, hanno perpetuato la disuguaglianza e la discriminazione sul posto di lavoro, hanno avvelenato la catena alimentare per negligenza, hanno venduto la nostra privacy come una merce», sono le parole contenute nella dichiarazione di occupazione della città di New York redatta dal movimento. Ma di fronte alla domanda «quali le vostre richieste specifiche?» la risposta è sembrata inizialmente vaga, tanto che Susan Sarandon ha ritenuto opportuno scendere in piazza per incitarli ad avere un messaggio chiaro e un piano fattibile. Non ci saranno richieste specifiche finché il movimento stesso non crescerà politicamente, hanno poi spiegato, la loro istanza è nella dimostrazione stessa e nel processo di democrazia diretta che avviene nella piazza.
Presidio a Zuccotti Park
I media sono in difficoltà cercando un nome per definirli, dall'Europa viene spontaneo chiamarli indignados, ma sarebbe
più corretto definire il movimento «Global Revolution» o il «99 percento di noi». Sono gli attivisti di MoveOn,
Adbuster, USDayofRage e Anonymous a cui si aggiungono i sindacati, i cittadini che hanno perso il lavoro, i militari di
ritorno dalla guerra, gli studenti. Possono contare sul sostegno di star della musica, del cinema e della filosofia: dal
rapper Kanye West, all'indie Jeff Magnum, leader dei Neutral Milk Hotel, da Susan Sarandon e fino al filosofo slavo
Slavoj Zizek che in piazza pochi giorni fa ha regalato una sua lezione di democrazia. Hanno scelto Zuccotti Park,
all'angolo tra Broadway e Liberty Street, nelle immediate vicinanze della Borsa, per radunarsi. Il parco è privato e la
polizia non avendone piena giurisdizione, in assenza di una richiesta del proprietario, non ha ritenuto di sgomberarli,
limitandosi a togliere la corrente elettrica, spegnere i lampioni e rendere inutilizzabili le prese di corrente
disponibili al pubblico di cui il piccolo parco è pieno. Il problema della mancanza di corrente è stato risolto con i
generatori, il parco è ora una Taz e vede una presenza in crescita di un migliaio di persone che cucinano e si
spartiscono i compiti, tra cui parlare con la stampa e rispondere alla domande dei passanti. C'è anche una libreria, la
People's Library, con testi di storia, letteratura e politica. Ci si divide in gruppi di lavoro per discutere: per
parlare di arte e cultura si incontrano a mezzogiorno, il gruppo di lavoro per le relazioni col pubblico e con la stampa
è alle 3 di pomeriggio, il gruppo di supporto medico alle 5. La colazione è alle 7.30 del mattino, la riunione degli
occupanti alle 10, la cena alle 6 di sera, l'assemblea generale alle sette. La protesta sta per entrare nella quarta
settimana consecutiva e i dimostranti, che tengono il presidio giorno e notte, si preparano ai primi freddi. Sul sito