Occupy Wall Street - taglio medio

Apparso su il Manifesto il 13 ottobre 2011

Articolo Apertura

TAGLIO MEDIO di da. sa.

INTERVISTA-2

Vlad, dal media center Siamo il virus nella rete.

Faccio parte del Glass Bead Collective. Un gruppo di filosofi, insegnanti e architetti che si è formato dopo il 9/11, quando è stato chiaro che il paese stava per cadere nel fascismo. Abbiamo deciso di stare assieme e di usare la cultura e i media moderni per cercare di fermare, invertire, confrontare questo processo involutivo. Abbiamo deciso di impegnarci in forme diverse da quelle del dissenso tradizionali come le manifestazioni e siamo diventati un culture jam collective. Siamo stati coinvolti in manifestazioni contro la guerra o la protesta contro la convention repubblicana del 2008 e abbiamo visto come i mass media sono stati in grado di controllare la storia, di dargli una direzione. I media mainstream in grado di far diventare l'evento quello che vogliono. Abbiamo cominciato a concentrarci su come farli smettere, e visto che non avevamo accesso alla tecnologia di trasmissione video etere o satellitare, ma avevamo invece accesso a un sacco di telecamere, le abbiamo distribuite alla gente e abbiamo poi allestito delle cabine di montaggio e abbiamo subito visto che era facile capire e mostrare quello che veramente succede. Una volta che una storia esce e viene raccontata non c'è più un modo semplice per reinterpretarla e mostrarne solo un aspetto. Ma questo succedeva 7-8 anni fa, adesso la tecnologia è diventata molto più economica e accessibile. Abbiamo raggiunto il punto in cui un Pc portatile con una webcam costa poco e permette con una chiavetta Usb 3G di broadcastare in tempo reale. Certo, se trasmetti da solo nessuno ti vede, allora abbiamo creato un canale in rete dove si possono mettere i video, la gente può selezionarli, metterli in risalto. Il canale è globalrevolution, e non è neanche stato il primo, il primo era spanishrevolution, ma questo è molto più grande, e si parla in inglese. È davvero esploso: per esempio il 17 settembre, quando abbiamo cominciato, nessuno stava seguendo l'occupazione di Wall Street, e dunque il nostro canale era stato l'unico modo di seguire la cosa. E così è stato per più di una settimana.

BREVE di da. sa.

INTERVISTA-3

David, presidio medico dopo le manganellate.

Questo è un presidio medico organizzato orizzontalmente con un gruppo di dodici medici, ci riuniamo almeno due volte al giorno per definire la nostra strategia dal punto di vista medico. Abbiamo dei farmaci di automedicazione e di igene personale, siamo anche in grado di curare malesseri dovuti al caldo o alla fatica. Per le situazioni più gravi indirizziamo la gente all'ospedale più vicino. Noi medici usciamo con i dimostranti che escono dal parco, il che succede almeno un paio di volte al giorno. Manifestiamo con loro per essere sicuri che la gente sia al sicuro e in buona salute durante la manifestazione. Per fare questo abbiamo dei kit di medicazione contro le armi chimiche che vengono usate dalla polizia, come lo spray al peperoncino e i gas lacrimogeni, abbiamo strumenti di primo soccorso per traumi o contusioni che dovessero avvenire durate la dimostrazione, ma ovviamente ci auguriamo che non avvengano. La maggior parte delle medicine che abbiamo qui ci sono state regalate, altre sono state acquistate con i soldi delle donazioni e una buona parte l'abbiamo comperata noi con i soldi delle nostre tasche, per essere sicuri che non manchi nulla al momento del bisogno.

BREVE di da. sa.

Il giornale, gratuito, autofinanziato, è andato a ruba.

Il movimento ha anche un giornale, che non è la loro voce ufficiale, ci tengono a specificare gli occupanti di Wall street, ma raccoglie le istanze della protesta. Quattro pagine a colori, «The Occupied Wall Street Journal», è uscito sabato 1 ottobre in 50 mila copie, è andato a ruba. Un secondo numero è stato pubblicato la settimana seguente. Autofinanziato, distribuito gratuitamente, è diretto da Jed Brandt e Michael Levitin. Il «Wall street journal» li anche intervistati. Il loro primo editoriale diceva così: «La speculazione nel 17esimo secolo era un crimine, e veniva punito con l'impiccagione. Oggi gli speculatori sono al timone dello stato e dei mercati finanziari. C'è da essere ribelli o schiavi, non ci sono scuse. È ora o mai più. O ti metti di traverso, usando la disobbedienza civile, l'unica forma di ostruzione che ci è rimasta, o diventi passivamente un promotore dell'ingiustizia in atto. La ribellione è un antidoto alla disperazione e all'apatia. Scegli, ma scegli in fretta. Lo stato e le forze corporative sono determinate a schiacciarci e non ti aspetteranno. Sono terrorizzati e si comporteranno in maniera convulsa. Hanno forze armate e hanno soldi, i soldi che ti hanno rubato, scommettendo e speculando, arricchendosi all'inverosimile mentre un bambino su quattro dipende dai buoni statali per mangiare».