Apparso sul blog: Rebel code su Nòva, inserto del quotidiano Sole 24 Ore.
link esterno: Hallo new world sul blog: Rebel code
Ci affacciamo al nuovo mondo pieni di speranze e timori. Speranza che il futuro non prenda una piega distopica e timore che la connettività perpetua accentui l’asservimento dell’individuo invece che liberarlo. Internet non è per forza un mezzo di democrazia attraverso la tecnologia, ma può essere anche un mezzo di oppressione, attraverso la tecnologia. Il nome di questo blog è Rebel Code, un riferimento a quel codice ribelle scritto dai programmatori che hanno pensato a un software libero e non soggiogante, capace cioè di liberare l’individuo. Un nome antico come l’inizio della diffusione della crittografia.
Negli anni 90 si pensava di dover diffondere la crittografia perché le persone potessero tutelarsi dal grande fratello, in uno scenario intrusivo stile 1984 di Orwell. Non è bastato e nei primi anni del nuovo millennio si è pensato che il lavoro educativo fosse inutile, la gente non pareva aver voglia di imparare cose difficili, la trasparenza radicale sembrava aver vinto, anche grazie all’avvento di Facebook e alla retorica del dopo 9/11: Chi non ha niente da nascondere non ha niente da temere. Si è diffusa cosí in quegli anni l’idea che non stesse al singolo doversi tutelare, ma che fosse compito del governo difendere i suoi cittadini, gli strumenti di tutela della privacy sono collettivi, nascono gruppi di pressione per chiedere all’entità spiona di smetterla, vengono promulgate delle leggi. È vero anche che alcune entità non sono tanto sensibili alle pressioni.
La situazione è ancora cambiata, ci sono oggi tanti medi e piccoli fratelli egualmente interessati perlomeno ai metadati degli utenti. Non solo le autorità ma anche le società di marketing raccolgono e incrociano dati. Che uso ne faranno? Che impatto avrà la trasparenza conveniente sulla vita delle persone tra qualche anno? In questi anni 10 si ritorna a pensare alla necessità che il singolo sappia tutelarsi e si comincia a parlare di semplificare gli strumenti crittografici per renderli più accessibili.
Parleremo in questo Blog degli strumenti di tutela della privacy e delle pratiche di resistenza alla sorveglianza elettronica. Ricordando che gli strumenti migliori restano l’educazione, la pratica e l’esercizio critico, ma senza quest’ultimo è tutto inutile. In assenza di una capacità di discernimento è tutto finito. Che abbia qualcosa da nascondere o meno è irrilevante, la domanda può e deve essere rovesciata: se non ho niente da temere, perché mi sorvegli?