Blackout: Intervista a Nanni Balestrini e Antonio Syxty

Apparso su MilanoX il 10 marzo 2017.

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Blackout: prima nazionale, dal 9 al 19 marzo 2017 al Teatro Litta Milano. Dodici attori under-30 per un poema di Nanni Balestrini, regia di Antonio Syxty. Con: Tiziano Eugenio Bertrand, Maria Caggianelli Villani, Eleonora Cicconi, Filippo Geri, Luciano Nikko Maggioni, Gaia Magni, Leo Merati, Susanna Russo, Gabriele Scarpino, Claudia Veronesi, Alessandra Viganò e Nicole Zanin.

Mettendo in relazione segni e sogni del movimento degli anni 70 con quello dei 10, Blackout trasmette, non solo gioiosamente, la sensazione fisica della militanza e della partecipazione politica.

"Dodici attori under 30 per mettere in scena un Teatro del mondo, primo capitolo del nuovo progetto di Antonio Syxty [...] Dal poema di Nanni Balestrini, una delle voci più significative della cultura italiana [...] Uno spettacolo/performance in cui, proprio come nell'arte di Balestrini, indomito ancora oggi nel combattere ogni formalismo, il livello verbale e quello visivo sono una sola cosa che vede in scena tutti giovanissimi attori perché, come l'artista ha spesso dichiarato, i 20enni di oggi sono i veri ribelli del futuro."

Intervista a Nanni Balestrini e Antonio Syxty

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Nanni Balestrini: Sono entusiasta e anche commosso per tutta questa energia, tutta questa vitalità. Questo spettacolo riporta e riconduce a quello che erano quegli anni, la trasmissione non è tanto nelle cose che si dicono, ma in questa energia che in quegli anni c'era. I giovani credevano in cose molto belle, cose molto giuste, cose che poi non hanno funzionato, ma non importa. Tutto questo viene comunicato in maniera fisica e secondo me questo è il grande effetto, il grande risultato di questo spettacolo, che funziona allo scopo di trasmettere un'emozione, non tanto delle idee o dei concetti. Non è né nostalgico, né un'esaltazione di quegli anni, è una trasmissione di quello che c'era.

Antonio Syxty: Volevo fare qualcosa sulla poesia degli anni 70, accostare un disagio che c'era allora a un disagio che c'è oggi, ma senza intenzione politica, più come gesto artistico. Ho chiesto consoglio a Nanni Balestrini, che già conoscevo, e lui mi ha suggerito il suo poema Blackout e ne ho mantenuto il testo originale, la scrittura è rigorosamente il testo di Balestrini, facendone una rilettura contemporanea, usando come simboli quelli di Occupy, il 99%, cose prese da internet, anonymous. Sono accostamenti, ma non c'è né voglia di celebrare il passato né di rievocarlo, anche perché gli attori e attrici sono giovanissimi, nessuno di loro sapeva, man mano sono andati su Wikipedia a cercare le cose, è stata improvvisazione, è stato un lavoro di costruzione del gruppo e delle energie tra di loro, ci sono stati momenti emotivi che hanno avuto il compito di riferirsi al testo, gli attori hanno portato cose, ad esempio una canzone di Mannarino, che io non conoscevo e secondo loro era affine a quella di Stratos, che non conoscevano, loro non hanno nessun problema generazionale.