Recuperando Clint Eastwood

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Apparso su MilanoX il 7 maggio 2013

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Dal Tribeca film festival di New York, 2013

Sono passati anni da quando Clint Eastwood era un attore caratterista, reso famoso per le sue interpretazioni del cowboy solitario e silenzioso da Sergio Leone, e in seguito per quella del brutale e poco etico Dirty Harry, detective di San Francisco. Due interpretazioni così forti da rimanere ancora oggi nell'immaginario collettivo. Da una trentina d'anni Clint Eastwood è anche regista potente e raffinato. E ama le sturiellet.

La prima storia gliela dedicò Sergio Leone stesso: quando disse che Clint Eastwood aveva due espressioni: con e senza cappello.

La parola ora a Clint Eastwood:

"Preferisco dire "Vai", piuttosto che "Azione". Perché mi ricordo dai film western che i cavalli non amano avere fili intorno, come quelli dei microfoni, e dunque sono già nervosi in partenza. Se gridi "Azione!" capace che gli attori a cavallo stringano involontariamente un poco le gambe e il cavallo potrebbe partire al galoppo. Potresti trovarti lì da solo, dopo aver gridato. Se i cavalli hanno questa reazione, beh, ho pensato che anche gli uomini potrebbero averne una simile anche se non la mostrano e allora preferisco evitare "Azione!" e dire: "Go".. cioé: "Vai".. Tranquillo.. quando sei pronto, vai."

"Comincio a riprendere prima, e smetto dopo. Faccio arrivare la crew sul set a sistemare tutto prima degli attori, così quando arrivano e fanno la prova generale, la registro, e se viene bene me la tengo. Odio quando una prova viene bene e non stavi girando. E quando dico "cut", "taglia" il mio operatore sa che non deve smettere di riprendere, lo fa solo quando dico: "Stop". Perché in questo modo riprendo qualche scena degli attori mentre si rilassano, si passano la mano tra i capelli, quelle cosi lì insomma che dopo ti servono. Funziona soprattutto coi bambini."

"Devi lottare per quello che vuoi, è normale che la gente non ti lasci fare. In passato dovevo lottare molto, ora molto meno. Credo che vogliano far contento il vecchietto. Sì, ora è più facile. Per esempio i miei film preferiti, non li volevano fare. Mystic River, dicevano che era troppo cupo. E Million dollars baby che non era interessante. "noi non produciamo drammi" mi han detto, e anche: "a chi interessa una storia così?". Alla fine mi hanno proposto di farle accorciandomi il budget."

"Fare film è un piacere. Significa metterci le mani dentro. È un power trip, controlli tutto. Ma hai anche una grande responsabilità."

"Amo gli attori e credo che gli attori amino lavorare per qualcuno che è stato attore prima, si sentono capiti, e la comunicazione è più facile. C'è stato un attore che volevo prendere a cazzotti una volta.. alla fine il film è venuto bene però. Era bravo. Voleva girare una scena in un angolino, io gli ho detto: -Vedi, il punto è che in quest'angolino non c'è luce.. ma lui insisteva, allora l'ho portato in un posto dove c'era luce e mi sono messo davanti dicendo: guardami la faccia, io vorrei riprendere la tua faccia così: piena di luce! e lui mi ha guardato e ha detto: -ah ok, certo, si.. ci posso provare.. e dunque a volte devi fare l'aspirante psicologo, ma la maggior parte degli attori in generale vogliono sapere solo "perché", un pò come i soldati. Vogliono sapere perché lo fanno, non vogliono solo eseguire gli ordini. Se gli dici la ragione, allora lo fanno volentieri, se no non ne vogliono sapere."

Sul set di uno dei suoi ultimi film, un attore, bravo e famoso, chiede di rifare la scena, perché sente che potrebbe rifarla meglio. Clint, il regista, dice "no". L'attore insiste, sa di essere una star e vorrebbe fare meglio. Eastwood lo stoppa così: "Ho ottant'anni e ci sono ancora un sacco di film che devo fare, non ho tempo da perdere, la scena andava bene".

Hereafter – l'aldilà di Clint

Apparso su MilanoX il 21 febbraio 2011

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Sono passati tanti anni da quando Clint Eastwood era solo un attore caratterista, famoso per le sue interpretazioni del cowboy solitario e silenzioso e in seguito per quella del brutale e non etico Dirty harry, detective di San Francisco. Due interpretazioni così potenti da rimanere ancora oggi nell'immaginario anche di coloro che quei film non li hanno visti. Da una trentina d'anni Clint Eastwood è anche regista potente e raffinato.

È difficile eliminare uno stereotipo e la classica identificazione dell'attore col personaggio che interpreta, specie se è un Villan, è ancora viva per il signor Eastwood, che viene a volte guardato con sospetto. Film -di- Clint Eastwood, o -con-? ma è quello colla pistola grossa? E' anche l'uomo che ha prestato il suo nome a canzoni reggae ed elettronica (Lee Perry, Gorillaz). Ebbene, se qualcuno fosse ancora vittima del fascino del personaggio sull'attore è tempo che si ricreda. Clint Eastwood non reciterà più, il suo ultimo ruolo è stato da co-protagonista nel film da lui stesso diretto "Gran Torino", dove interpreta magnificamente un tipo ispettore Callahan in pensione.

Clint Eastwood, nato nel 1930, ha sentito fortemente l'invecchiamento e per un periodo un tema ricorrente nei suoi film è stato il reinserimento degli anziani nella società. Pensate pure agli Spietati, 1992, titolo originale "imperdonabile" dove tre vecchi cowboy -devono- riprendere le armi per raddrizzare l'odioso torto compiuto ai danni di una prostituta. O anche Space cowboys dove dei vecchi astronauti in pensione vengono richiamati perché sono gli unici a conoscere il codice di un vecchio software in uso su un satellite. Ma anche in Debito di sangue il vecchio poliziotto ha appeso la pistola al chiodo e deve avvenire qualcosa di veramente speciale e imprevedibile per fargliela riprendere. Il destino, la fortuna, l'imprevisto e il ritorno dell'eroe sono dei classici irresistibili da Odisseo in poi.

Clint Eastwood è regista abile, privilegia la storia all'impatto visivo, costruisce in maniera classica dei film senza tempo e pure fortemente collegati all'attualità, esplorando in ogni film qualcuno degli aspetti sociali controversi, sapientemente miscelati all'interno di storie complicate che ha talvolta ancora interpretato colla sua faccia immobile. Come la critica alla legge che prevede pene aggravate per i reati reiterati, la cosiddetta dottrina del "alla terza sei fuori", che ha tristemente spinto semplici rapinatori a diventare assassini pur di non lasciare tracce, in Debito di sangue, 2002. O il tema dell'eutanasia (Million Dollar Baby, 2004), il tema dell'integrazione (Gran Torino, 2008) o quello dell'impatto mediatico dei processi su molestie sui minori (Changeling, 2008), la guerra dai due punti di vista (Lettere da Iwo Jima, 2006) o se esista l'Aldilà e come questo impatti con sensitivi, medium e media, Hereafter, 2010)

Hereafter è il suo ultimo film, ancora adesso nelle sale, caldamente consigliato. Anche se Clint Eastwood non c'è come attore. Clint non recita più, ha detto, fa solo il regista adesso. Eastwood ci ha regalato tante battute memorabili, la sua più recente avviene sul set di uno dei suoi ultimi film, l'attore famoso chiede di rifare una scena, perché sente che potrebbe rifarla meglio. Clint, il regista, dice "no". L'attore insiste, sa di essere una star e vorrebbe fare meglio. Eastwood lo stoppa: "Ho ottant'anni e ci sono ancora un sacco di film che devo fare, non ho tempo da perdere, la scena andava bene". Tante storie da raccontare, tanta ciccia, dritto al sodo.