Apparso su MilanoX.
link esterno: articolo su MilanoX del 1 giugno 2012
Pensi d'essere il cliente e invece sei il prodotto: una recensione de Nell'acquario di Facebook: La resistibile ascesa dell'anarco-capitalismo, opera del Collettivo Ippolita.
"Facebook e le altre reti sociali ci spingono all'elitismo di massa disincarnato, che è sinonimo di totalitarismo globale, organizzato in piccoli gruppi autarchici, anche se è complesso e faticoso, preferiamo assumerci il rischio del nostro tempo, il rischio di immaginare un mondo di tecnologie conviviali. Tutto è ancora possibile, Nulla è già scritto."
Capita di fare la recensione di un libro, e mi sono trovato a ragionare come forse una volta il recensore-lettore soppesasse il libro sfiorandone la rilegatura, tastasse la grammatura delle pagine valutando la copertina, rigirandolo più volte prima di cominciare a sfogliarlo. Ma come si soppesa qualcosa di intangibile come un ebook? beh, Leggendolo. È un grido d'allarme questo libro. Capita a delle persone e perché non dovrebbe capitare a dei collettivi, di avere visioni, intuizioni e squarci di futuro, e di voler avvisare i propri simili del pericolo. Questa è l'impressione che ho ricavato leggendo il libro: Nell'acquario di Facebook scritto da Ippolita, il collettivo di scrittura conviviale che ha scritto nel 2007 il saggio: Luci e ombre di Google e nel 2004: Open non è free. Nell'Acquario di Facebook è rilasciato con licenza Copyleft e sarà pubblicato il prossimo Settembre 2012 in Francia dalla Payot & Rivages e alla fine di Maggio dalla spagnola Enclave Ediciones. Per la versione italiana attualmente è possibile acquistare sul sito ippolita.net l'Epub e il Pdf, inoltre il testo è leggibile interamente e gratuitamente via web. Ippolita è una firma collettiva, noi lettori siamo privati della serena consapevolezza di avere a disposizione un nome, un cognome e un genere cui attribuire opinioni e sentenze, può allora capitare di vedere le figure del mito agire: il piccolo Davide mentre rotea la fionda per appiccicargliene una al Golia blu e bianco, l'Amazzone che si carezza la cicatrice al seno prima di scagliare una freccia tutta logòs e cazzodici tra gli occhi instupiditi del fondatore di Facebook nell'atto di affermare "la privacy non esiste", o il capitano Achab mentre inchioda una moneta al pennone della nave che sarà riscossa da chi per primo avvisterà un diverso modo di godere una rete sociale.
Resterà rimbombando nelle orecchie al lettore il grido di dolore nel vedersi scippati e mercificati i rapporti relazionali. Facebook incentiva il voyeurismo, l'omofilia a scapito delle affinità, prodotto e promotore della società turbocapitalista che spinge al controllo e al ritocco compulsivo dei nostri profili digitali in attesa di un riscontro che sarà tanto superficiale quanto quello che siamo disposti a dare, e genera così ansia della prestazione, dell'ansia di esistere. E mentre gli utenti sono dei Narciso che si specchiano nella propria immagine riflessa dalla rete sociale, Facebook è un Mangiafuoco esigente e pervasivo che conosce tutto dei suoi iscritti (o prodotti) e ne rivende le caratteristiche, gusti, storia e debolezze a scopo commerciale vessandoli con ripetuti cambiamenti di policy che pochi andranno a leggere e ancora meno oseranno rifiutare chiudendo il proprio account, sudditi del default power cui la massa è soggetta. Facebook stimola la cultura superficiale del -mi piace- non certo come espressione di un desiderio personale, ma di un giudizio pseudocasuale che favorisce l'indifferenza e la sostituisce al conflitto creativo fingendo di aiutare le relazioni.
Facebook viene criticato in quanto è il grande monopolista che si autopropone a chiunque si colleghi a internet la prima volta come l'elemento socializzante unico, il luogo dove già trovare i propri amici collegati, consumato intrattenitore mentre commercia dati e relazioni e spudorato perpetratore di pornografia emotiva che sfrutta la paura della solitudine. Nell'Acquario di Facebook non si limita a criticare il grande Social Network, ma va ad analizzare le torbide acque politico-sociali entro cui il Leviatano dei SN si agita. Lamenta la collaborazione e la collettività mangiate dal capitalismo d'impresa e dalle spirali di delega tecnocratica, individua nella trasparenza radicale che viene propugnata sia da Facebook che dai governi totalitari una distopia, una trappola che spazzerà via la privacy per instaurare il regno del consumo personalizzato, retto da imprese private anarco-capitaliste con espliciti principi antisociali. Definendo il connettersi a una rete come il "tracciare una relazione da un punto di partenza" Ippolita ci ricorda che la privacy non è un concetto obsoleto e che la tecnologia non è mai neutrale, ma va sempre analizzata nel suo contesto. Accompagna il lettore attraverso il panorama della difesa dei diritti civili in rete, toccando i temi del controllo e della profilazione con un'analisi delle "antropotecniche di sopravvivenza" quali crittografia, luddismo fobico, luddismo tecnofilo, abbandono tecnoentusiasta per arrivare alla potente parte politica, analisi e origini dell'anarco-capitalismo fanatico di Facebook, progetto promosso e finanziato dall'estrema destra statunitense: "i right libertarians ovvero libertari di destra, noti anche come anarco-capitalisti, un ossimoro quanto mai calzante".
Un'altra rete sociale è possibile
La critica allo sfruttatore delle reti sociali arriva alle alternative possibili, che non potranno essere gigantesche come Facebook (altrimenti sarebbero Facebook) ma devono essere piccole, tante e forse locali quante sono le nostre diversità. Riconoscere la relatività per non cadere nell'omologazione. Nel tentativo di immaginare un'articolazione nuova delle reti sociali Ippolita chiede di tornare al corpo, ai desideri individuali e di cominciare a lavorare per costruire tecnologie conviviali.
"Non è l'individuo a doversi fare trasparente alla tecnica, è la mediazione tecnica che deve essere resa il più possibile trasparente e comprensibile per le persone. Sono i processi di costruzione dei mondi condivisi che vanno esplicitati".
Nell'Acquario di Facebook: La resistibile ascesa dell'anarco-capitalismo. Creative Commons by-nc-sa 3.0, 203 pagine http://ippolita.net