Apparso su MilanoX, firmato da Lavinia Lindsee.
È possibile essere anonimi in Internet, ma serve qualche accorgimento. Fin dai tempi del Pasquino, la statua dell'antica Roma al cui collo venivano appese le critiche al potere, l'Anonimato, ossia la possibilità di essere lasciati in pace, è un requisito essenziale per la Libertà. È chiaro infatti che se ogni comunicazione venisse tracciata e controllata si rischierebbe una deriva di tipo autoritario. L'espressione tipica di chi sostiene che per il bene della comunità tutto debba essere controllato è che ciò previene i reati e non ostacola comunque la vita dei bravi cittadini in quanto: "chi non ha niente da nascondere non ha niente da temere".
Questa frase è stata pare coniata da Goebbels, il ministro della propaganda nazista e già un dubbio dovrebbe sorgere spontaneo. La tipica confutazione di risposta è in forma di domanda: una volta che un controllore centrale sorveglia tutto e tutti non acquisterebbe forse un potere eccessivo sulla comunità? E chi garantisce che egli sia buono e non ne abusi? Chi controlla il controllore?. Tipicamente un potere autoritario cercherà di sapere quanto più possibile sui suoi sudditi, vorrà interferire nelle loro abitudini e nelle loro pratiche sessuali, decidere cosa possono leggere e cosa no, sorvegliarli per controllarli, in quanto non basa il suo potere sul fatto di riuscire a garantire il benessere di tutti, ma sulla violenza. Violenza che si esprime non solo con la coercizione fisica ma colla censura, colla propaganda e colla sorveglianza. Se nel secolo scorso la sorveglianza aveva bisogno di molte risorse, con l'automazione adesso è tutto più economico e fattibile. Ed ecco allora telecamere a pioggia nelle città, body scanner negli aeroporti e carte d'identità elettroniche.
Gratis, e per il tuo bene! dice la propaganda, ma la possibilità di mandare una lettera o una cartolina in maniera anonima è sempre esistita senza causare nessun problema, come pure telefonare anonimamente da una cabina. Credo sia necessario avere degli strumenti per difendersi, vediamone uno per tornare anonimi in rete.
In Internet, nessuno sa che sei un cane. Questo era un motto della rete di qualche anno fa, voleva dire che potevi essere chiunque, nessuno sapeva chi davvero tu fossi, ma le cose sono un pò cambiate. Quando non siamo già stati obbligati ad identificarci fornendo un documento d'identità per accedere a Internet, come succede ancora oggi persino nelle biblioteche, è giusto sapere che navigando lasciamo diverse tracce che parlano di noi. Ad esempio qualunque sito che andiamo a consultare saprà di noi diverse cose: quale Browser viene usato e con che configurazione, quali font sono installati, che sistema operativo è in uso e naturalmente da quale indirizzo si è collegati.
Anche partendo da dati apparentemente anonimi si può risalire a qualcuno. In quanto la somma di questi dati lo identifica in maniera univoca. Una visita al sito panopticlick.eff.org fornirà una dimostrazione pratica di tutto ciò. Col tempo si disegna un ritratto composto da abitudini di navigazione, interessi e peculiarità a cui per incollare un nome-cognome manca solo la volontà di farlo.
Quando ci si collega ad Internet da casa propria, da una connessione frutto di un contratto stipulato a proprio nome, è ovvio che il proprio fornitore d'accesso sa chi siamo. Nome e cognome. E sa anche dove navighiamo e cosa scarichiamo, perché glielo impone la legge, di saperlo. Quando navighiamo da fuori casa, ad esempio da un Internet café o da una connessione WIFI aperta. Se non siamo stati obbligati a identificarci prima di collegarci, potremmo presumere di essere anonimi. Non è cosí. Per dirla con uno slogan: se so tre cose di te so anche chi sei. Per dirla con un esempio astratto: se so che hai dai 20 ai 30 anni, abiti a Foligno e fai l'infermiere, probabilmente ci si mettono 5 minuti a sapere anche come ti chiami, perché non ci sono centinaia di infermieri a Foligno in quella fascia di età.
Prendiamo una ipotetica situazione nella quale si voglia postare su di un blog e si desideri farlo in maniera anonima. I motivi per voler fare una cosa del genere sono diversi: ma il più classico è il caso del giornalista o dell'attivista che denuncia qualcosa di brutto che avviene nel suo Paese e non desidera essere identificato per non essere perseguitato. Il modo più facile e veloce per raggiungere l'anonimato, è quello di usare TAILS.
The Amnesic Incognito Live System (TAILS) è un sistema operativo che si scarica da Internet gratuitamente dal sito amnesia.boum.org . Una volta scaricato TAILS e masterizzato su di un cd, si riavvia il computer dal cd ed ecco che si naviga in maniera anonima in quanto si starà utilizzando un sistema operativo (Debian GNU/Linux in questo caso) customizzato apposta per l'anonimato. TAILS implementa diversi strumenti, come il potente proxy chiamato TOR, senza bisogno di configurazione da parte dell'utilizzatore. È uno strumento un pò drastico in quanto richiede il riavvio del computer da Cd e non conserva nessun dato della sessione di navigazione, ma è facile da usare. Nel caso che si desideri navigare in maniera anonima continuando a usare il proprio ambiente di lavoro, è possibile installare e configurare TOR da torproject.org.
Io ad esempio non mi chiamo Lavinia Lindsee, mi chiamo Daniele Salvini. Ho voluto esercitare per un po' l'anonimato cartaceo, quella meravigliosa e vaporosa, calda e rassicurante sensasione del nome de plume, come fanno i grandi scrittori (London) e i cattivi politici (Craxi). Sono in compagnia variegata come vedete, ma mi sto perdendo qualcosa. Mi sto perdendo che nessuno mi verrà mai a dire: ho letto il tuo articolo a nome di Lavinia Lindsee e fa cagare. E vuoi mettere la soddisfazione di sentirselo dire in faccia?
Nota: Lavinia Lindese o Lindsee è l'anagramma del mio nome cognome.