Sita sings the Blues,
La più grande storia di rottura mai raccontata

scritto da Daniele Salvini, 20090415, per Nova di maggio 2009

Ha detto  il compianto regista americano  Robert Altman poco prima  di uscire di
scena: Tutti i venditori, gli agenti,  i produttori e i P.R., tutti i middle-man
sono coloro che  hanno rovinato il cinema americano.   La collaborazione diretta
tra gli autori che esisteva negli anni 70 non è stata più permessa dagli anni 80
in poi, ma  viene resa nuovamente possibile oggi  grazie alle nuove potenzialità
di ripresa  e tecnica  cinematografica: telecamere più  economiche e  sistemi di
montaggio portatili.  E' più  facile adesso essere indipendenti. L'autore adesso
può essere  il produttore di se stesso  e occuparsi della maggior  parte del suo
film  - Anche  i sistemi  di distribuzione  stanno cambiando  rapidamente,  ma i
middle-man, i mediatori tra l'artista e il suo pubblico restano ancora forti nel
detenere i diritti sulle opere e nel concederli a prezzi industriali, possono di
fatto impedire  la distribuzione  di un  opera che contenga  pezzi di  opere del
passato, anche  di un passato  lontano.  E' il  caso del film  d'animazione Sita
canta il  Blues, realizzato da  una artista indipendente  di New York  che viene
rilasciato con  licenza Creative Commons  data l'impossibilità per  l'artista di
pagare i diritti delle musiche che ha inserito nel film.  Il film è un'opera pop
musicale che  prende spunto  dalla tragica  storia d'amore di  Rama e  Sita come
viene raccontata nell'epico testo sacro del  Ramayana.  Sita è una dea Hindu che
viene bruscamente separata da Rama, il  suo amato marito, quando viene rapita da
un re malvagio che si innamora  della sua bellezza; malgrado Sita rimanga fedele
al marito ella verrà sottoposta a diverse prove d'amore. L'autore del film, Nina
Paley, trova delle  corrispondenze nella sua personale storia  d'amore da quando
suo marito,  trasferitosi in India  per lavoro, decide di  lasciarla bruscamente
via e-mail.  Nina trasforma la tragedia antica in commedia moderna sovrapponendo
diversi stili narrativi e visivi  in una storia brillantemente raccontata da tre
pupazzi  indonesiani  con  la   partecipazione  di  svariate  divinità,  mostri,
guerrieri, saggi, pipistrelli  da un occhio solo e  scimmie volanti sullo sfondo
sonoro  coreografato  delle canzoni  blues  anni  20  di Annette  Hanshaw.   Una
commovente storia d'amore e giustizia e un grido di donna per eguali diritti che
si guadagna  il sottotitolo de La  più grande storia di  rottura mai raccontata.
Nina Paley  è una  veterana del fumetto  e nel  1998 comincia a  realizzare film
d'animazione  indipendenti,  nel 2002  Nina  segue il  suo  marito  di allora  a
Trivandrum,  India, dove  leggerà per  la prima  volta il  Ramayana ne  e trarrà
ispirazione per  il film  Sita Sings the  Blues, della  durata di 82  minuti che
realizza e produce da  sola nell'arco di 5 anni.  Nel film  le canzoni blues del
1929 vengono  cantate da Sita  nei momenti  di sconforto e  Nina si è  trovata a
trattare  il  loro  utilizzo  colle  major  discografiche  che  non  avendo  una
regolamentazione su quanto possono chiedere per i diritti hanno chiesto la cifra
improbabile di 20mila dollari a canzone per farle distribuire commercialmente il
suo lavoro,  Nina ha quindi  deciso di rilasciare  il film con  licenza Creative
Commons, sostiene  a ragione che  le major si  sono comportate come  dei cattivi
parassiti  in quanto  preferiscono  far  morire l'opera  della  cantante di  cui
mantengono i diritti piuttosto che accontentarsi di un guadagno commisurato alle
possibilità e all'obiettivo del richiedente.  Questo ci porta ad un ragionamento
sulla cultura libera, la  stragrande maggioranza degli elementi culturali comuni
sono tutelati da entità che non hanno finalità culturali e nessun rapporto con
le persone, morte da tempo, che li hanno creati, ammesso che parlando di cultura
si  possa   parlare  di  creazione.    Una  visione  distorta   della  proprietà
intellettuale,  legislata in  origine  collo scopo  di  garantire all'autore  un
monopolio  temporaneo  sulla  sua opera  per  tutta  la  durata della  sua  vita
lavorativa e incentivarlo così a produrre nuovamente.  Il copyright in USA aveva
una durata commisurata alla vita  lavorativa dell'autore, cosa ben diversa da un
diritto  d'autore odierno  che si  estende attualmente  a 95  anni prolungabili.
L'archetipo  dell'elemento culturale  protetto e  non utilizzabile  è  il nostro
comune  compagno  d'infanzia Topolino.  La  scadenza  della  durata dei  diritti
d'autore coincide  non casualmente colla durata  del suo copyright,  che ogni 20
anni viene  prolungato di  altri 20  (l'ultimo aggiornamento è  del 1998)  ed ha
superato  oramai di  gran lunga  la vita  del suo  inventore e  promette  di non
terminare  mai rappresentando un  abuso del  copyright.  L'intero  sistema della
proprietà intellettuale  coinvolge oltre che  le opere culturali i  brevetti, le
licenze  software,  le  sementi  e  i  medicinali  e  si  manifesta  in  maniera
protezionistica a  scapito dell'interesse pubblico,  occupandosi prevalentemente
di braccare e  punire i trasgressori piuttosto che  incentivare e creare novità.
Tornando alla cultura, è chiaro  che essendo gli attuali detentori dei copyright
le stesse entità  che fanno distribuzione (e non gli  autori), risulti molto più
reperibile  la cultura  di cui  hanno i  diritti e  che intendono  promuovere, a
scapito delle altre meno redditizie.  Nina Paley non aveva previsto inizialmente
di  rilasciare  liberamente   il  suo  lavoro  e  intervistandola   ci  tiene  a
sottolineare  come la  sua scelta  sia stata  motivata dal  desiderio  di tenere
lontane   dal    suo   lavoro:    quelle   mani   oppressive,    censuranti   e
monopoliste. Quella che ho scelto non è solo una licenza Creative Commons ma una
licenza CC-Share-Alike  [nota: Condividi allo  Stesso Modo, per cui  è possibile
utilizzare,  copiare e distribuire  l'opera e  creare da  essa opere  derivate a
patto che siano licenziate allo stesso  modo] il che eviterà per sempre alla mia
opera di venire  imprigionata dal copyright e non voglio  che questo sia confuso
col Pubblico Dominio,  che viene utilizzato come materiale  di scarto per creare
opere derivate le quali vengono poi rinchiuse dal copyright malgrado siano state
derivate  da opere  libere;  come  nel caso  di  Peter Pan,  dove  la Disney  ha
utilizzato  il  materiale  del libro  di  J.  M.  Barrie  il cui  copyright  era
legalmente scaduto  facendone un lavoro  derivato col suo film  d'animazione, ma
tenendo ben stretti  i diritti, infatti prova a  utilizzare il personaggio della
fatina Tinkerbell  [Campanellino] visto che è derivato  dall'originale fuori dal
copyright, e vedi se  Disney non ti denuncia.  Il caso del  film di Nina mostra
come  si stia  sviluppando un  sistema di  produzione artistica  alternativo che
arricchisce la  dimensione dei Commons (cutura condivisa)  e garantisce comunque
all'autore  un provento, in  questo caso  maggiore e  più velocemente  di quanto
sarebbe stato  altrimenti: Ho scelto questa  licenza perché si  applica bene ai
lavori culturali, e nota che  non ho imposto restrizioni commerciali, chiunque è
libero  di fare soldi  vendendo dei  contenitori del  film, è  importante questa
differenza, si  possono vendere i  DVD che contengono  il film, senza che  io ne
perda la  paternità. Il contenuto  è la cultura,  il film stesso,  i contenitori
sono oggetti  come libri, DVD e dischi  rigidi, sono una risorsa  limitata e non
sono liberi.  Possono essere venduti e la gente pagherà volentieri dei bei soldi
per questi, soprattutto se sanno  di stare pagando direttamente l'artista.  Gli
artisti, la  maggior parte  di essi,  non le poche  talentuose star  che vengono
portate ad  esempio dai  distributori, hanno sempre  dipeso da diverse  fonti di
finanziamento:  commissioni,  lavori  d'insegnamento,  concessioni  o  stipendi,
patrocinio  e mecenatismo e  il sistema  del copyright  non porta  vantaggi agli
artisti,  ma  all'industria  dell'editoria.  Che  infatti  tenta  di  difendersi
mettendo controllori  nell'hardware, promuovendo gigantesche  e costose campagne
di propaganda, influenzando come lobby il legislatore e monitorando illegalmente
le  comunicazioni  di  privati  cittadini  denunciandoli quando  li  scoprono  a
scaricare musica o  film. Non è un atteggiamento da  artisti, è il comportamento
di  una industria  perdente per  l'incapacità di  evolversi che  preferisce allo
sperimentare il potenziale delle nuove  modalità di distribuzione il difendere i
propri  privilegi  chamandoli  diritti   e  mettendo  avanti  la  faccia  triste
dell'artista per  suscitare commozione.  Un  comportamento analogo a  quello dei
costruttori di carrozze  inglesi che temendo per i  loro affari all'arrivo delle
automobili riuscirono a imporre una legge per cui ogni autovettura dovesse avere
una  persona  seduta  davanti  con   il  compito  di  scampanellare  e  chiedere
permesso. Una legge implementata invocando  il diritto del cocchiere di lavorare
ma di fatto collo scopo di rallentare la diffusione delle automobili concorrenti
rendendo il loro  costo proibitivo.  Il nuovo sistema  di distribuzione, sia che
venga chiamato  economia del peer to peer  (da persona a persona),  o sistema di
retribuzione  decentralizzato o  che venga  chiamata il  togliersi di  mezzo dei
middle-man, avviene e sarà possibile  grazie a internet, che permette lo scambio
diretto tra le persone collegate senza bisogno di tramiti.  Nina ritiene che sia
necessaria un'educazione che vada a contrapporsi alla campagna pro-copyright dei
grossi  Media: come  quella  che  sostiene che  Scaricare  uguale Rubare,  cosa
semplicemente  falsa!  il copyright  è  stato  disegnato  dai distributori,  per
beneficiare i distributori, non gli autori. Mi piacerebbe che la gente studiasse
la  storia del copyright  ma siccome  la gente  preferisce vedere  brevi cartoni
animati   al  leggere   lunghi   saggi  storici,   sto   preparando  assieme   a
questioncopyright.org  un  progetto chiamato  Minute  Memes,  composto di  tanti
piccoli cortometraggi d'animazione sulle libertà artistiche e le restrizioni del
copyright.  Il film Sita Sings  the Blues è scaricabile liberamente da internet
in  una varietà  di formati,  si possono  fare donazioni,  e sono  disponibili i
sottotitoli in diverse lingue tra cui l'italiano. www.sitasingstheblues.com


sitasingstheblues.com
The Surprising History of Copyright and The Promise of a Post-Copyright World
Italian translation of the above


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