Intervista a Emmanuel Goldstein

di Daniele Salvini, per D di Repubblica settembre 2006

Dice Emmanuel Goldstein che gli hacker sono personaggi curiosi, insofferenti
alle regole, cercano il perché delle cose e sfidano l'autoritá quando impone
comportamenti che ritengono ottusi e quindi indagano e rendono pubbliche le
falle del sistema.  Un pò come fanno i giornalisti, insomma.  Infatti EG è il
nickname di un hacker che ha scelto di diventare personaggio pubblico e di
svolgere un lavoro di riferimento per la comunitá hacker americana di cui è
diventato il megafono, grazie alla rivista, ai programmi radiofonici, al
documentario di denuncia e all'incessante lavoro di rivelazione di informazioni
celate e di martellamento su questioni scomode ai grandi poteri economici.
EG è il caporedattore della rivista trimestrale 2600 che ha oltrepassato i
vent'anni di vita, conduce un programma radiofonico settimanale sulla WBAI di
New York chiamato Off the Hook ed ha appena organizzato il sesto raduno hacker
newyorkese H.O.P.E. (Hackers On Planet Earth).  Hacker significa smanettone,
nella traduzione italiana, e quanta simpatia in questo nomignolo evocatore di
colui che s'arrangia, ce la mette tutta e alla fine riesce a sintonizzare la tv
col videoregistratore, ma come tutti i vocaboli presi a prestito, hacker assume
un significato proprio e dagli anni 80, con buona pace degli scienziati in
camice bianco che hanno coniato il termine, diventa sinonimo di incursore o
pirata.  Lo pseudonimo di Emmanuel Goldstein è preso a prestito dall romanzo
1984 di Orwell, è il protagonista della periodica ora d'odio a cui la
popolazione veniva sottoposta, l'arcinemico del Grande Fratello.
Richard Stallman, padre del software libero, definisce hacker "colui che gode
dello spirito dell'intelligenza giocosa" e tiene a precisare che se ci fosse
bisogno di un termine spregiativo del designare il truffatore che usa gli
strumenti degli hacker, si puó usare "cracker".  Le parole sono importanti.  La
comunitá hacker si occupa in generale di rendere sicuro un server GNU/Linux, di
rimuovere spyware, di costruire comunitá reticolari e di scrivere e condividere
codice, ma anche di diritti civili.
Sono diversi i casi in cui Emmanuel ha fattivamente affermato che le
informazioni devono essere libere o in cui ha difeso la libertá
d'espressione. L'Ultima maglietta in vendita all'HOPE conference ne ricorda
alcune, come la registrazione del sito fordsucks.com (trad. ford fa schifo).
Ford ha aperto una causa in tribunale, che ha perso in conseguenza del primo
emendamento della costituzione americana che difende la libertá d'espressione,
(alla causa fece seguito la nascita di fordreallysucks.com).  O l'aver
pubblicato e diffuso il codice DeCSS, necessario a leggere i dischi DVD usando
il sistema operativo GNU/Linux e scatenando le ire legali della MPAA (Motion
Picture Association of America) che pretendeva di poter decidere su quale
supporto i consumatori avrebbero usufruito dei DVD.  La MPAA perse la causa
quando un professore di informatica si presentó volontariamente a testimoniare
al processo che il codice, scritto in linguaggio Perl, poteva benissimo essere
tradotto in altri linguaggi tra cui l'inglese, e che dunque vietarne la
diffusione era limitare la libertá d'espressione. Ma l'evento forse piú
rilevante è stato l'impegno profuso per la sensibilizzazione e la liberazione
dell'hacker Kevin Mitnick, che nel 2002 era imprigionato da 5 anni senza
processo.  Mitnick si rese ripetutamente colpevole di intrusione nei computer di
grandi corporations americane, non ne traeva profitto e lo faceva per dimostrare
che era capace di farlo (oltre che ricavare i codici GSM coi quali reiterare le
sue scorribande).  Alcune compagnie peró denunciarono danni subiti, per la
perdita dei segreti commerciali, di somme enormi.  Mitnick fu braccato e
demonizzato per un lungo periodo come "il pericolosissimo hacker" ed infine
individuato triangolando la sua posizione via satellite ed arrestato in diretta
televisiva con l'intervento di elicotteri e reparti speciali.  Il caso Mitnick
fu un clamoroso caso di isteria mediatica in conseguenza della quale Mitnick
passó diversi anni in prigione tra cui alcuni mesi in totale isolamento perché
ritenuto estremamente pericoloso, il giudice prese alla lettera le parole della
sua fidanzata, la quale alla domanda se Kevin fosse realmente un mago
dell'informatica rispose che "Kevin sarebbe stato capace di fischiare per
telefono i codici di partenza dei missili nucleari." Fu presa in parola.
Ricorda nulla? ricorda certi stralci dai processi dell'inquisizione secondo i
quali la malcapitata poteva bloccare una gravidanza collo sguardo, oppure piú di
recente la richiesta del procuratore al processo Charles Manson, che chiese ai
giurati di volgere le spalle all'imputato durante le sue dichiarazioni, per non
farsi influenzare dai diabolici occhi.
Un vago odore di zolfo uscí anche nel caso Mitnick, grazie alla campagna
mediatica contro gli hacker, moderni maghi della tecnologia e utilissimi come
capri espiatori "mi hanno bucato il computer, denuncio miliardi di danni,
esentasse". Tecnica questa effettivamente usata dalla Sun, la quale denunció
danni subiti in seguito alle incursioni di Mitnick di miliardi di dollari.  Si
capisce che di fronte a reati cosí ingenti vada ingigantito anche il reo, il
quale potrebbe bloccare i mercati finanziari mondiali con un fischietto, far
scoppiare una o piú guerre e scatenare la super-maxi pandemia globale, se solo
lo volesse, battendo le mani a ritmo in una cornetta
telefonica. brr.. chiudetelo in cella e buttate via la chiave, presto!  Esistono
le streghe?  non so, ma di sicuro esistono gli inquisitori.
Kevin Mitnick oggi è libero ed ha ripreso un'attivitá lavorativa e molto lo deve
ad EG e alla sua campagna di sensibilizzazione culminata col film-documentario
"Freedom Downtime" che percorre gli avvenimenti cercando di mostrare come la
sete di conoscenza sia stato il motore delle le azioni di Mitnick, e non la
volontá di dolo.
Incontro EG nei locali della radio e chiaccheriamo in un internet cafe dell'east
village a New York.  DS: puoi parlarci del tipo di gente che frequenta una
conference come quella che si è appena svolta a New York?  c'erano solamente
programmatori?
EG: Oh, no. I programmatori sono sicuramente una parte importante ma anche
attivisti, gente che disegna sistemi sociali, gente che ha trovato dei buchi di
sicurezza e vuole condividerli col resto della comunitá e un sacco di gente
creativa e curiosi. Molta gente è venuta solo vedendo il campanello di gente
dalla strada e non aveva mai sentito parlare prima di hackers se non dai media
mainstream.  Sono entrati direttamente dalla strada di NewYork e imparano come
funziona internet ma lo imparano dai nostri occhi, trovano degli hacker che
glielo insegnano e questo lo trovo veramente brillante, è anche quello che
cerchiamo di fare con Off the Hook, il nostro programma radiofonico: cerchiamo
di raggiungere delle persone che stavano ascoltando la radio e che non hanno
nessuna connessione con il mondo hacker.  Ascoltano quello che abbiamo da dire,
imparano come funziona la tecnologia tramite le nostre parole, penso che questo
produca un cambiamente positivo e la voce corre.
DS: Una volta si diceva che gli hackers non si occupano di politica. Dopo
Seattle, dopo il 911, la situazione è cambiata?
EG: Gli hackers hanno cominciato ad occuparsi di politica per necessitá. Questa
societá sta toccandoci quotidianamente in modo nocivo: vengono fatte leggi che
dichiarano illegale condividere musica o accedere alla tecnologia in modo
diverso da quello previsto dal costruttore.  La tecnologia digitale viene
manipolata dalle corporations e dai governi, assistere a questi eventi è
qualcosa che ti convince che è meglio essere cosciente delle leggi che vengono
approvate a volte giornalmente. Dunque molta gente comincia a occuparsi di
politica perché per far funzionare una macchina a modo loro devono tenere un
orecchio verso quello che succede alla collinetta del governo, in quanto
riguarda il fatto che tu possa usare o meno la tecnologia come desideri.  Le
cose si stanno complicando, ultimamente.
DS: Cosa è cambiato specificatamente dopo il settembre 2001?
EG: beh, particolarmente la febbre patriottarda, la paura del terrorismo e via
dicendo; a un certo punto gli hacker sono stati visti come terroristi in quanto
la gente che non capisce come funzionano le cose è portata a credere che gli
hackers dei computer possano fare qualsiasi cosa, che possano influenzare la
rete per magia. Ogni volta che non capisci qualcosa tendi ad averne paura,
inoltre oggi si tende a chiamare terroristici anche atti che vent'anni fa
sarebbero stati letteralmente considerati offese minori, come il graffitismo o
il vandalismo. Sono preoccupato pensando ai casi come quello di Mitnick che
avverranno in futuro.
DS: Affinità e divergenze tra la comunita hacker americana e quella europea?
EG: Ho visto per lo piu' affinità. Ci si incontra in giro e si è tutti
interessati a cose simili, la libertà delle informazioni, la condivisione delle
conoscenze, e l'esplorazione.  E' particolarmente gratificante incontrare gente
come me nata in paesi, ambienti e culture completamente diversi ma vedere che
condividiamo gli stessi interessi, cosí abbiamo costruito un legame con le
persone che abbiamo incontrato e questo legame rimane ed è per questo che
continuiamo a fare queste cose, l'intera conferenza ha ricevuto una grossa
ispirazione dalle conferenze europee, in particolare da quelle olandesi.
DS: C'è qualcosa che vorresti dire ai lettori della rivista?
EG: E' una rivista specializzata (sugli hackers ndr) oppure ha un pubblico
generalista?
DS: La rivista ha una general audience.
EG: In questo caso vorrei dire questo: Probabilmente hai sentito parlare di
hacker dai mass media, vorrei invitarti a partecipare a una conferenza. Nei
meetings come quello appena passato cerchiamo di dare alla gente la possibilitá
di incontrarsi e possono incontrare degli hackers, vedere come sono fatti, di
parlargli e farsene un'idea personale, deciderai tu se sono una minaccia per la
societá o se ne sono la salvezza. Io credo che molte di queste persone siano la
salvezza della societá, molti hanno delle conoscenze che possono essere
utilizzate in modo estremamente positivo, dunque se ti prenderai il tempo e la
possibilitá di venirci a trovare, vincendo le tue paure, senza preoccuparti del
governo, potresti conoscerci ed imparare qualcosa, potresti tornare indietro con
un nuovo punto di vista e una nuova esperienza. Questo è il succo della vita
secondo me e mi auguro che un sacco di gente lo condivida.

registrata su minirec nel maggio 2006
pubblicata su D di Repubblica del 30 settembre 2006

http://www.dweb.repubblica.it/dweb/2006/09/30/attualita/attualita/127pir518127.html
http://www.apogeonline.com/webzine/2006/10/02/25/2006100225921

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