Hackmeeting 2007

di Daniele Salvini, per Nova di ottobre 2007

E' tradizione che gli hackmeeting in Italia si tengano ogni anno in una città
diversa e quest'anno è stata la volta di Pisa, dal 28 al 30 settembre.
l'Hackit è un appuntamento auto-organizzato dove non ci sono spettatori ma solo
organizzatori, in puro stile hacker.
Un evento arrivato alla sua decima edizione viene inevitabilmente seguito dai
media, eppure il rapporto tra hacker e giornalisti non si può definire
felice. Colpa del giornalismo anni 80 che ha usato la parola hacker come
sinonimo di pirata informatico e ancora oggi continua ad usarlo sentendosi
casomai obbligato a distinguere tra l'hacker "buono" e quello "cattivo".
Continuiamo questa linea di pensiero ed applichiamola agli scassinatori: sono
essi tutti fabbri? ci sono buone possibilità che uno scassinatore sappia anche
riparare le serrature e dunque egli sia o sia stato un fabbro; eppure sarebbe
buffo un articolo incentrato su gli Ignoti fabbri che hanno scassinato la
cassaforte nottetempo.. Dunque il passaggio avvenuto nel distinguere tra buoni e
cattivi si può considerare comunque un passo avanti rispetto alla secca
stigmatizzazione precedente ma rimane un linguaggio per bambini e rischia di
alimentare matte risate, come vedremo.
Sono dunque sono gli hacker buoni quelli che si sono radunati a Pisa per vedersi
ed arricchire di socialità fisica la loro esperienza di comunità. Sono gli
hacker che criticano i grandi monopoli, che usano e diffondono il software
libero, che avvertono il pubblico dei pericoli legati alla profilazione in rete
e della scarsa propensione alla privacy di Google, sono quelli che ci ricordano
che uno stato emergenziale è per definizione temporaneo, e che se prolungato nel
tempo cessa di essere emergenza e diviene realtà colla quale confrontarsi senza
giustificazioni.  Sono quelli che per propensione tecnica ed allenamento critico
vedono più chiaramente avanzare il pericolo di una società del controllo che non
sarebbe in alcun modo un facilitatore di scambio e progresso.
Più di seicento persone, con trecento luci colorate a forma di monitor ad
illuminare la grande sala del Rebeldia dove venivano spezzati e moltiplicati
pani e scienze in misura felice; dalle 11 del mattino a tarda notte si sono
svolti in contemporanea in tre diverse sale intitolate a Debord, Ballard e Dick,
seminari sul VOIP e privacy, crittografia, licenze creative commons, come fare
il pane, governance su internet, censura, p2p, data retention e
profilazione. Non sono mancati gli ospiti stranieri, altre informazioni e slide
dei seminari sono disponibili nella sezione wiki del sito www.hackmeeting.org
Si è parlato della conservazione dei dati geo e cronoreferenziati raccolti con
metodi automatici e contenenti identificativi utente univoci, la
regolamentazione della quale è stata individuata dai presenti come una delle
sfide a venire. La raccolta a tutto campo di dati personali che avviene da parte
di entità governative e commerciali allo scopo di costruire profili, attività
ghiotta per l'ambito del marketing e della criminologia, viene subita in maniera
passiva dalla popolazione che non ha coscienza né controllo su come i dati che
gli appartengono vengono scambiati, incrociati e venduti.  Pensare all'uso che
potrebbe fare una società assicurativa dei dati medici di un individuo può
essere un esempio pratico per avvertire il brivido blu. Non è sufficiente che
una entità autorevole assicuri che i dati raccolti non verranno mai divulgati,
perché le entità autorevoli vengono e vanno ma i dati restano.
Particolarmente interessante l'hoax, creato in maniera estemporanea, del dare
una bufala ad un giornalista di un quotidiano Nazionale per ricordare come non
sempre i giornalisti verifichino le fonti e come sia semplice far filtrare
notizie fasulle (bufale, appunto). E' stato raccontato al giornalista che un
virus nuovo e inarrestabile è stato utilizzato in questi giorni dal governo
birmano per impedire l'accesso ad internet da parte della popolazione.. e che
questo virus si chiama LULZ (variazione gergale pluralizzata dell'acronimo
palindromo LOL, ossia: "un sacco di risate") e che fa parte di una serie di
virus chiamati HOAX (bufala).
Questa notizia è stata pubblicata senza verifica nella pagina esteri.
Senza tanto scomodare l'annuncio della guerra dei mondi, la donazione di
Costantino o i bonsai-kitten, questa bufala ha dato sbocco ad una riflessione
sul come sia necessario porsi in maniera critica nei confronti della tecnologia,
dei media e dell'autorità in generale. Autentica e godibile cultura hacker
giocata in scioltezza e senza premeditazione, salutata da risate e incredulità
mischiate alla salutare pasta piccante aglio e olio prima che albeggi alla fine
del terzo giorno.

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